martedì 26 maggio 2020

La crisi della scienza STEP#18



 La crisi della scienza


"Nonostante la scienza sia ancora tra le più affidabili delle istituzioni pubbliche, nell’ultimo decennio si è acceso un dibattito tra scienziati, media e pubblico, sulla crisi della sua qualità, credibilità e integrità. Oggi si parla di crisi della scienza moderna, o meglio dell’idea pretenziosa che essa sia l’unica istituzione o autorità epistemica che possa aiutare a comprendere e a rappresentare i fenomeni complessi e incerti che minacciano gli ecosistemi ambientali e la salute umana e ambientale e fornire, secondo un rapporto lineare con le esigenze di policy, soluzioni pratiche di supporto agli interventi normativi. Questa posizione privilegiata non è più proponibile, sia a causa dei limiti del riduzionismo scientifico, con la fallace visione tecnocratica del science speaks thruth to power, sia per la consapevolezza crescente dell’esistenza di limiti sia interni che esterni, già commentati, che riguardano l’integrità, affidabilità e indipendenza del processo scientifico. L’epoca attuale, caratterizzata da un progresso scientifico e sviluppo tecnologico senza precedenti e da emergenze ambientali e sanitarie multi-dimensionali, richiede una rivoluzione metodologica del processo scientifico, una nuova prospettiva multi e interdisciplinare (democratizzazione) allo scopo di ampliare la base di conoscenza, includendovi anche i fatti non scientifici, e di ottimizzare il processo decisionale e dunque la governance della scienza. Queste nuove dinamiche, se da un lato mettono in risalto le differenze nei valori dominanti dei diversi contesti sociali, dallaltro impegnano i policy-makers e i gestori del rischio nella ricerca di un equilibro (o compromesso) tra fatti e valori, funzionale a output delle valutazioni del rischio solide, adeguate allo scopo e condivise. Oggi l’interazione tra scienza, politica del rischio e difesa dei consumatori è diventata sempre più complessa in un mondo in cui i valori, la storia e la tradizione tendono ad essere più influenti di fatti (scientifici) nel plasmare l’opinione pubblica. Con questi presupposti, viene proposto un approccio epistemologico definito SPN  funzionale alla gestione di complessi scenari decisionali in cui i problemi si collocano nell’interfaccia tra scienza, policy e società e prendono la forma di fatti incerti, fatti estesi, valori controversi, interessi elevati e decisioni urgenti. Oggi la SPN viene suggerita in relazione sia alla consulenza scientifica verso le istituzioni governative96, sia alla regolamentazione del rischio. In un mondo in cui la conoscenza è potere, i politici realizzano l’enorme vantaggio che possono ricavare dalla scienza. I politici, sebbene parlino di una politica basata sulla scienza, sono spesso più interessati alla scienza basata sulle politiche etendono a misurare la sua utilità non sulla base dell’obiettività e veridicità, ma dal supporto politico fornito. È anche vero, però, che una certa scienza si è prestata a soddisfare i bisogni dei politici laddove gli scienziati hanno permesso ai politici di “dirottare” l’impresa scientifica."
Testo citato dal seguente link 
https://sivemp.it/wp/wp-content/uploads/2019/03/69-80_SCIENTIFICA-FERRI-SCIENZA-1.pdf 

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