sabato 13 giugno 2020

Sintesi del blog STEP#24


Viaggio attraverso il concetto di MATERIA

Introduzione
Questo blog nasce dalla necessità di approfondire il concetto di materia attraversando diversi punti di vista: quello scientifico, quello artistico e infine quello letterario e filosofico. Lo scopo di tale lavoro è stato appunto quello di far emergere il più possibile l’essenza profonda della parola, che, nel mio caso, possedeva una grande capacità di adattamento a qualunque ambito. La parola materia designa infatti un concetto estremamente poliedrico che è stato, ed è tutt’ora, il fulcro dell’indagine gnoseologica dell’uomo.

Il blog
Il blog inizia con il tentativo di definire in maniera letterale la parola materia. Nei primi post infatti è stata affrontata un’indagine etimologica, oltre che nella lingua italiana anche in quella inglese e francese. La parola materia corrisponde all’inglese “matter” e al francese “matiere” e ciò che, a mio avviso, è risultato particolarmente interessante è stato che il termine materia, il quale nella lingua italiana gode di una vastissima gamma di significati, presenta quest’aspetto anche nelle altre due lingue da me scelte. Questo aspetto del concetto di materia ha in realtà una spiegazione etimologica evidente, esso infatti deriva dal latino “mater” che, da come si può facilmente intuire, significa madre. Il post che corrisponde allo step#02 approfondisce proprio quest’ aspetto, ovvero l’origine del termine materia nella lingua latina: i Romani tenevano infatti in gran considerazione il ruolo materno, tanto da generare con esso uno dei concetti che riassumono in sé la rappresentazione di tutto l'universo, come se la materia simboleggiasse, già a quel tempo, la forza generatrice di tutto quanto, anche degli stessi uomini.
Dal momento che è possibile trovare per ogni singolo termine un’immagine che gli corrisponda, anche per la parola materia è possibile: l’immagine simbolo che ho voluto utilizzare è stata quella del big bang in quanto, secondo la scienza, rappresenta ciò da cui tutto ha avuto origine, proprio come la madre simboleggia il principio generatore dell’umanità, così il big bang rappresenta l’origine del tutto e della materia stessa.
L’ambito letterario-filosofico è stato, per quanto mi riguarda, il più utilizzato per rispondere alle mie esigenze e analizzare il concetto assegnatomi. Mi sono servita di un libro di Jean Paul Vernant per esaminare la questione mitologica che ruota attorno al concetto di materia, il titolo del testo è “L’origine dell’universo” (http://www.tecalibri.info/V/VERNANT-JP_dei.htm), il quale è stato da me scelto poiché ben si collegava all’immagine simbolo che avevo precedentemente utilizzato per descrivere la mia idea di materia, quella del big bang. Successivamente mi sono servita di Italo Calvino, Pablo Neruda, Platone, Dante, Kant, Democrito, Leopardi e Plotino per affrontare i successivi step.
Da Italo Calvino ho ripreso l’immagine letteraria del visconte dimezzato tratta dall’omonimo libro: in particolare la scena narrativa in cui vengono descritti i resti del pover uomo dilaniato da un’esplosione durante una battaglia (http://scuole.provincia.ps.it/sm.olivieri.pesaro/files/Calvino-Italo---Il-visconte-dimezzato.pdf).
Pablo Neruda, con la poesia “Il bacio” mi ha permesso di introdurre il termine materia nell’ambito poetico grazie al famosissimo verso “Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni”, alla quale ho allegato l’immagine del quadro del pittore Hayez intitolato appunto “Il bacio”.
Per quanto riguarda invece la scelta di un dialogo platonico dal quale poter far emergere l’essenza del concetto assegnatomi ho utilizzato il discorso di Aristofane inserito nel “Simposio” di Platone (http://www.libreriafilosofica.com/wordpress/wpcontent/uploads/2012/12/platone_simposio_pdf.pd). Aristofane, secondo me, affronta, a differenza di ciò che pensano molti, il tema dell’amore da un punto di vista assolutamente fisico e materialista, la perdita dell’amore viene infatti da lui narrata come un vero e proprio taglio fisico, assolutamente privo di sentimentalismi. Sempre muovendomi sul filone del tema amoroso ho scelto Dante per rispondere alla richiesta dello step#12, il quale chiedeva di inserire l’essenza del proprio concetto nel periodo medioevale. Ho pubblicato circa otto versi del V canto dell’Inferno, canto in cui Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca, divenuti ormai il simbolo dell’amore carnale e terreno. A mio parere, tutto il pensiero medioevale che gravita attorno al tema dell’amore terreno, ovvero quello attaccato a sentimenti prettamente materiali, è esaminato da Dante in tale canto. Ciò che Dante condanna infatti non è tanto il sentimento di amore in sé quanto l'amore esclusivamente terreno, fisico, quasi materiale di cui Paolo e Francesca rappresentano ormai gli emblemi. 
Per inserire invece l’immagine della materia nel pensiero moderno ho deciso di sfruttare la filosofia kantiana che mette in luce il pensiero secondo cui tutte le scienze e la stessa matematica rappresentino solo uno strumento per approcciarsi alla conoscenza del mondo, tuttavia Kant tiene aperta la porta al pensiero metafisico ma con l'unico scopo di ampliare le vedute limitate dell'uomo sul mondo.
La teoria atomistica sviluppata da Democrito nel IV secolo a.C mi ha dato la possibilità di assumere Democrito come “protagonista” del concetto sotto indagine e sviluppare quindi lo step#16. Egli sviluppò infatti una filosofia basata sulla teoria che la materia fosse costituita da forme non ulteriormente divisibili: gli atomi.
Successivamente nello “Zibaldone” di Leopardi ho trovato il riferimento diretto alla mia parola (https://it.wikisource.org/wiki/Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/1635).
Per quanto riguarda la filosofia di Plotino, filosofo greco neoplatonico, ho affrontato la questione etica: per lui infatti la materia non rappresenta altro se non il male, in quanto non è in grado di dar vita a null'altro oltre se stessa. Secondo il pensiero di Plotino essa riflette come uno specchio le forme senza alcuna contemplazione, riproducendo meramente il mondo sensibile, senza effettuare alcun tipo di analisi razionale. 
Lo step#19 richiedeva di fare riferimento ad un ideale utopico tentando sempre di far emergere l’essenza del concetto dal proprio riferimento. Io ho scelto il film “The Truman Show” in quanto, a mio giudizio, rappresenta molto bene l’utopia del vivere in un mondo perfettamente funzionante, in cui tutto è controllato e in cui ogni personaggio è spensierato e felice. Di questo film ho inserito il trailer (https://www.youtube.com/watch?v=jmKQZ4v3yrs) e un’immagine tratta da una delle ultime scene, quella in cui il protagonista, Truman, scopre di aver vissuto la sua intera vita in un falso Eden, in un mondo materiale in cui nulla è reale, neppure il mare lo è. Lo step#10 richiedeva invece di fare un diretto riferimento all’ambito cinematografico, io ho optato per un film di fantascienza diretto da Garth Jennings “Giuda Galattica per autostoppisti” del quale ho pubblicato il video di una scena (https://www.youtube.com/watch?v=fI6CmdSVwVE), a mio parere alquanto emblematica, che permette infatti di capire la scelta da me effettuata. La trama di questo film inoltre mi è servita come spunto per la scrittura della mini-serie TV richiesta nello step#22 che ho intitolato “MATERIA”. Essa è suddivisa in due episodi ed è ambientata nel 3050 nella fittizia città di Darry, nel Nevada. La storia è incentrata sul lavoro di due amici e colleghi Isaac e Ray che decidono di assemblare un dispositivo tecnologico, il DMP, in grado di rispondere a qualunque domanda gli venga posta. Isaac e Ray riescono dunque a produrre un algoritmo capace di soddisfare qualunque tipo di quesito tranne uno. Sempre appartenente all’ambito cinematografico è stato lo step#05 nel quale era richiesto di fare riferimento ad uno spot pubblicitario, io ho deciso di pubblicare la pubblicità televisiva della Buondì Motta risalente al 2017 (https://www.youtube.com/watch?v=j5tgsP9TrzM). La mia scelta è stata dettata più che altro dalla presenza in tale spot di due asteroidi che, dal mio punto di vista, possono essere ben associati al tema della materia.  Nella scena la mamma e il papà di una bambina vengono colpiti da due asteroidi infuocati, è evidente il riuso comico della “materia” in questa campagna pubblicitaria che gioca sull’irrealtà delle battute della mamma e del papà della bimba.
Rimanendo in tema di asteroidi, il 29 aprile 2020 l’asteroide OR2 1998 ha “salutato” la Terra passando molto vicina ad essa, tale fatto mi ha aiutato a sviluppare lo step#14 nel quale mi era richiesto di trattare un fatto di cronaca riguardante il mio concetto (https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/asteroide-29-aprile-come-vederlo-1.5127163). Parlando di cronaca, il tema più trattato negli ultimi mesi è stato quello riguardante il virus che ha causato la pandemia da Covid-19, a tal proposito è dedicato lo step#11, nel quale ho deciso di affrontare il tema in maniera tale da mostrare che materia e scienza non sempre ci aiutano ad affrontare i problemi, anzi molto spesso confondono le idee. Dalla fine di febbraio 2020 infatti sono state richieste numerosissime interviste a virologi, immunologi, medici e infermieri per tentare di far capire a tutti coloro che non sono nel campo della medicina che cosa fosse questo virus e da dove provenisse (https://www.affarinternazionali.it/2020/03/coronavirus-conosciamo-qualcosa-ma-manca-tantoaltro/,https://www.ilmessaggero.it/salute/medicina/coronavirus_medici_causa_polmonite_tromboembolie_cosa_succede_al_corpo-5166564.html, https://www.iss.it/primo-piano/-/asset_publisher/o4oGR9qmvUz9/content/covid-19-molto-probabile-un-ruolo-per-i-pipistrelli-ma-si-cerca-ancora-l-ospite-intermedio, https://www.repubblica.it/cronaca/2020/04/22/news/la_nicotina_protegge_dal_coronavirus_l_ipotesi_di_uno_studio_francese-254742593/, https://www.focus.it/scienza/salute/covid-19-le-cose-che-ancora-non-sappiamo, https://www.humanitas.it/news/25802-coronavirus-cosa-sappiamo-piu, https://www.la7.it/laria-che-tira/video/test-immunologici-il-virologo-andrea-crisanti-non-esiste-nessuna-patente-di-immunita-24-04-2020-321333) . Tuttavia, nonostante il gran numero di persone che si era dedicato a spiegare le cause di questo virus e le criticità ad esso connesse nessuno è stato capace di dare una risposta univoca. Ciò che dunque è emerso da tutte queste interviste e articoli sui giornali è che in realtà nessuno conosce appieno la natura di questo nemico invisibile e il modo per poterlo sconfiggere. 
La scienza si può dunque dire che in questo periodo abbia subito una fortissima crisi in quanto non riusciva e non riesce tutt’ora a trovare un punto di incontro sulla questione. Lo step#18 è dedicato appunto a questo: la crisi della scienza. Ho deciso di pubblicare uno scritto di Maurizio Ferro, coordinatore scientifico della Società Italiana Medicina Veterinaria Preventiva, nel quale tale tema è ben affrontato in tutte le sue criticità (https://sivemp.it/wp/wp-content/uploads/2019/03/69-80_SCIENTIFICA-FERRI-SCIENZA-1.pdf). A tal proposito ho deciso poi di pubblicare due post: il primo fa riferimento ad un articolo in cui si discute la questione della materia nel contesto della dialettica tra scienza e filosofia (https://www.politicamentecorretto.com/2020/03/31/la-scienza-comincia-ad-avvicinarsi-sempre-piu-alla-filosofia/), nel secondo invece ho trattato la questione dell’ignoto riferendomi al tema molto della materia oscura, pubblicando un articolo che ne affronta l’argomento (https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2020/03/26/nuovi-indizi-sulla-materia-oscura-dalla-radiografia-della-via-lattea-_aaa426da-c45d-456c-8821-7f9123c7789c.html).
Lo step#13 richiedeva invece di inserire il proprio concetto nell’ambito diretto dell’ingegneria. Dal momento che la mia parola era materia ho optato per la descrizione del corso di studi in ingegneria dei materiali (https://didattica.polito.it/laurea/ingegneria_materiali/it/presentazione). Esso si occupa di studiare le proprietà dei materiali in modo tale da poterli utilizzare in maniera molto efficace e addirittura migliorarne le proprietà per rendere più favorevoli le prestazioni e farli diventare più innovativi.

Infine per l’ambito prettamente artistico, di cui si doveva fare menzione nello step#09, ho utilizzato l’immagine del quadro “Composizione VIII” di Vasilij Kandinskij. Kandinskij infatti è stato un vero maestro nel rappresentare al meglio il concetto della materia intesa come essenza e forma dell'universo. A tale quadro ho associato una delle composizioni del musicista Shonberg (https://www.youtube.com/watch?v=VeTFxbsVGrI), sulle cui note si dice che lo stesso Kandinskij lavorasse.

sabato 6 giugno 2020

Storia a puntate STEP#22


MATERIA


Personaggi: Isaac il protagonista, Ray il suo collega;

Trama: Ambientata nel 3050 nella fittizia città di Darry, nel Nevada, la storia è incentrata sul lavoro dei due amici e colleghi Isaac e Ray che decidono di assemblare un dispositivo tecnologico, il DMP, in grado di rispondere a qualunque domanda gli venga posta. Isaac e Ray riescono dunque a produrre un algoritmo capace di soddisfare qualunque tipo di quesito, tranne uno, quale?



Episodio 1: 

Il 10 aprile 3040 a Darry, una remota e tranquilla cittadina del Nevada, il ventiseienne Isaac, neolaureato in fisica, decide di realizzare il suo sogno: brevettare il progetto per la costruzione di un imponente dispositivo tecnologico che da anni continuava a tormentarlo. Decide dunque di adoperarsi e mettere in piedi un laboratorio segreto nel quale avrebbero lavorato giorno e notte, per svariati anni, lui e Ray, amico fidato e compagno di studi. 
Sebbene Ray non concepisse la possibilità di realizzare questa macchina grandiosa in grado di trovare soluzione a qualunque problema dell’umanità solo mediante la formulazione di un preciso algoritmo, decise comunque di appoggiare l’amico e iniziare così a lavorare con lui.
Isaac era ogni giorno più entusiasta anche se impiegarono circa due mesi solo per teorizzare un piano di lavoro. Avevano deciso di darsi dei ruoli, Isaac avrebbe ricoperto quello di capo e coordinatore mentre Ray avrebbe dovuto occuparsi della parte più operativa del progetto. Ipotizzarono che la fase uno, ovvero quella della ricerca e formulazione dell’algoritmo, sarebbe durata dai 7 ai 10 anni di lavoro, mentre invece la cosiddetta fase 2, ovvero la costruzione vera e propria del DMP, Dispositivo di Massima Potenza, così lo avevano chiamato, circa 5. A giugno partirono i lavori nel piccolo laboratorio di Isaac, iniziavano alle 8 della mattina e talvolta finivano verso le 11 di sera, di solito poi Ray tornava a casa, invece Isaac continuava a lavorare. 
Erano passati circa 3 anni da quando i due amici avevano iniziato la collaborazione per il DMP, erano stati anni intensi, a tratti frustranti e a tratti indimenticabili. Ray aveva avuto parecchi momenti difficili, sentiva che l’idea del suo amico, diventata ormai un’ossessione, avrebbe potuto avere come unico epilogo un’enorme perdita di tempo. Allora, quando avevano iniziato, si erano appena laureati entrambi, erano pieni di vita e di voglia di creare qualcosa di assolutamente grandioso, che li avrebbe resi famosi e che avrebbe potuto portarli via da quell’angusta cittadina e farli sbarcare in qualcosa di grande, di importante. Ora invece Ray sentiva solo più il peso di una scelta sbagliata e la consapevolezza di non potersi più tirare indietro: aveva buttato gli ultimi 3-4 anni della sua vita in un’idea assurda, utopica, assolutamente irrealizzabile ma soprattutto non sua. Voleva bene a Isaac ma sapeva che per lui questo progetto era diventato solo più un’ossessione mentale, un incubo. Erano anni ormai che  non tornava a casa, che non faceva la spesa e non parlava più con nessuno, tutta la sua vita si era ridotta a quel maledetto algoritmo e Ray lo sapeva, ma non poteva fare nulla. Passarono ancora 2 anni e le frustrazioni e le tensioni fra i due colleghi continuavano a farsi sempre più intense, Ray aveva minacciato Isaac più volte di mollare, i litigi ormai erano all’ordine del giorno. Quando, all’improvviso, una notte, Isaac era al laboratorio mentre Ray era già tornato a casa da svariate ore. Una voce in strada iniziò a gridare il nome di Ray, questo si affacciò alla finestra e vide Isaac che piangeva disperato sul vialetto di casa sua. Si vestì e scese in strada. Non appena vide l’amico Isaac si tirò su da terra, gli corse incontro e disse solamente che ce l’avevano fatta, l’algoritmo era pronto.

Episodio 2:


Erano passati due anni esatti da quella sera, Ray era diventato più fiducioso nel progetto e Isaac aveva ripreso uno stile di vita più normale, quasi come se la scoperta dell’algoritmo e le successive verifiche per renderlo sempre migliore gli avessero permesso di riprendere in mano la sua vita. Nonostante entrambi continuassero a lavorare senza sosta, Ray incontrò una donna e decise anche di sposarsi, aveva ormai trent’anni passati, mentre Isaac comprò casa e smise di usare il laboratorio come unico rifugio. Decisero di contattare un’importante azienda di elettronica e contrattarono con loro un piano per la realizzazione del DMP. Quest’ultimo sarebbe stato molto piccolo e avrebbe dovuto avere una potenza informatica assai elevata, di molto superiore rispetto a quella dei comuni dispositivi informatici in commercio. Tutta quanta la contrattazione sarebbe dovuta rimanere segreta in modo tale da presentare il DMP, una volta terminato il tutto, in maniera assolutamente inaspettata.
Quel giorno finalmente arrivò, circa 2 anni dopo. Erano le cinque della mattina del 9 agosto 3050 e entrambi gli amici erano svegli, con la consapevolezza che da li a poche ore avrebbero presentato al mondo intero la scoperta migliore dell’ultimo secolo, la quale rappresentava il lavoro dei loro ultimi dieci anni. Ray era scosso, lo pervadeva una sensazione di libertà, libertà da quella vita che lo aveva costretto ad una sorta di reclusione volontaria. Isaac invece era impaziente, continuava a ricontrollare il suo discorso sperando di non arrivare alla presentazione rischiando di non riuscire ad aprire bocca: il progetto del DMP era nato nella sua mente, da una sua idea e il pensiero di non riuscire a proferire parola lo terrorizzava e non poco.

Finalmente arrivarono le tre, orario in cui la presentazione avrebbe avuto luogo: si sarebbero riuniti i maggiori rappresentanti degli Stati Uniti d’America insieme ad un centinaio di altre cariche internazionali. Dopo un lungo intervento da parte dei due amici e colleghi, avrebbe successivamente parlato il dirigente dell’azienda che aveva deciso di appoggiare la loro idea e infine si sarebbe finalmente provato il DMP. Avrebbero chiamato un volontario dal pubblico per inserire nel dispositivo la domanda e avrebbero tutti atteso la risposta.
La sala della manifestazione si aprì al pubblico, vennero tutti fatti sedere e dopo circa un quarto d’ora dall’inizio arrivarono sul palco i due colleghi. A differenza di quello che credeva, Isaac riuscì a tenere un discorso assolutamente apprezzabile, era stato curato nei minimi dettagli e non mancarono i numerosi ringraziamenti all’amico Ray, il quale parlò subito dopo raccontando la loro storia. Arrivò poi il fatidico momento del volontario dal pubblico, si propose un certo Mr …. era un famoso scienziato del Nevada molto in vista nel sistema giuridico degli USA. La prima domanda che inserì era in realtà un complesso problema matematico che il DMP riuscì a risolvere a tempo di record, si succedettero poi ancora altre decine di domande simili quando improvvisamente nel pubblico si levò una mano. Era la mano di una donna, si scoprì dopo essere anch’ella una famosissima scienziata molto in voga al tempo che chiese di fare una domanda anche lei al dispositivo. Venne fatta salire sul palco dove si trovavano ancora Ray, Isaac e il primo volontario, venne accompagnata di fronte al dispositivo e le venne spiegato come e dove inserire la domanda. Si sedette alla grande tavola su cui si trovava il dispositivo, digitò il quesito ma ciò che accadde fu assolutamente inaspettato: il DMP iniziò a lampeggiare e lo schermo si spense. Nessuno sapeva quale fosse la domanda che la ricercatrice aveva inserito, l’unica cosa che era evidente a tutti era che il DMP non era stato in grado di risponderle. Ray era sconvolto, Isaac iniziò a tremare, non credevano ai loro occhi, il lavoro di dieci anni di vita mandato totalmente in fumo a causa di una domanda non prevista. Lo sconcerto si diffuse nel pubblico, un gran chiacchiericcio imperversò nella sala, la donna prese la parola per far sapere a tutti quale fosse stata la domanda da lei inserita. Il pubblico si placò. Un improvviso silenzio si diffuse tutt’intorno in modo tale da lasciarla parlare.

Si scoprì che la domanda inserita dalla scienziata era stata “Cosa troveranno gli uomini dopo la morte?”, Ray e Isaac si erano tranquillizzati e cercavano di spiegare al loro pubblico che, sebbene il DMP fosse stato programmato per dare risposta ad ogni quesito dell’umanità, non era in grado di rispondere a quesiti a cui neppure gli stessi esseri umani avrebbero potuto dare risposta. Il DMP infatti era un dispositivo elettronico attentamente programmato da due esseri umani e dunque capace di dare risposta a quesiti assai complessi in maniera molto rapida.  Era uno strumento che serviva per compensare la difficoltà di calcolo e di risoluzione della mente umana, non doveva essere scambiato per un oracolo. Le macchine infatti, spiegò più tardi Isaac, sono frutto della mente umana e di conseguenza in grado di simularne le capacità e compensarne le difficoltà, proprio per questo motivo il DMP non aveva potuto trovare soluzione e si era quindi spento. In quel momento infatti gli era stata posta una domanda senza soluzione, Isaac spiegò in seguito il suo pensiero secondo il quale l’uomo non può pretendere dalla meccanica, dall’ingegneria, dalla materia in sé tali risposte poiché al mondo purtroppo esistono cose che non si possono conoscere e probabilmente mai si riuscirà a trovare soluzione.

Dopo che Isaac parlò, Ray gli mise un braccio sulla spalla, era fiero delle parole del suo collega, scesero insieme dal palco e tornarono a casa, felici e soddisfatti, consapevoli dell’impossibilità di rispondere ad una domanda di tale spessore.  

martedì 2 giugno 2020

Valutare eticamente la materia STEP#21

Plotino e il male della materia

Volto attribuibile al filosofo Plotino

Dalla molteplicità all'unità

L'indagine di Plotino sulla realtà si manifesta come tentativo di ricondurre la molteplicità all'unità. Per far capire meglio cosa volesse dire, Plotino adottò l'esempio dell'esercito: quest'ultimo non esisterebbe, se non si costituisse un'unità. La mente, parlando di "esercito", allude ad una pluralità di uomini organizzati in un'unità ed evidenzia così il suo ruolo. Ciò, affermava Plotino, vale per tutti i casi di aggregati che, in quanto tali, vengono designati da un unico nome collettivo. 

Plotino riconduce così tutta la pluralità delle cose del mondo a questo ente assoluto detto Uno il quale non rappresenta altro se non il principio supremo da cui tutto deriva. 

Gradi dell'unità

Plotino decide dunque di designare una scala di derivazione dall'Uno: al primo posto si colloca l'intelletto, successivamente l'anima e infine la materia sensibile
La materia sensibile rappresenta per Plotino il più basso grado dell'Uno in quanto ne rappresenta la possibilità estrema di dispersione di quell'unicità assoluta originaria. La materia è quindi male in quanto non prevede alcuna contemplazione su se stessa, a differenza invece dell'anima e dell'intelletto. Essa riflette come uno specchio le forme senza contemplazione, riproduce meramente la realtà dei fatti, il mondo sensibile, senza effettuare alcun tipo di analisi razionale. 
La materia infatti non è in grado, secondo Plotino, di determinarsi, non dà vita a null'altro e non è in grado di tornare all'unità. 



Sintesi del blog STEP#24

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