La "materia" del visconte dimezzato
Uno dei personaggi più strambi della letteratura italiana è sicuramente quella del visconte Medardo, protagonista del romanzo di Italo Calvino "Il visconte dimezzato".
Dopo aver subito una gravissima ferita durante una battaglia, Medardo è costretto a vivere nell'unica metà di se stesso rimasta intatta.
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Copertina del libro "Il visconte dimezzato" |
“Dopo le battaglie l’ospedale da campo offriva
una vista ancor più atroce delle battaglie stesse. In terra c’era la lunga fila
delle barelle con dentro quegli sventurati, e tutt’intorno imperversavano i
dottori, strappandosi di mano pinze, seghe, aghi, arti amputati e gomitoli di
spago. Morto per morto, a ogni cadavere facevan di tutto per farlo tornar vivo.
Sega qui, cuci là, tampona falle, rovesciavano le vene come guanti e le
rimettevano al suo posto, con dentro più spago che sangue, ma rattoppate e
chiuse. Quando un paziente moriva, tutto quello che aveva di buono serviva a racconciare
le membra di un altro, e così via. La cosa che imbrogliava di più erano gli
intestini: una volta srotolati non si sapeva più come rimetterli. Tirato via il
lenzuolo, il corpo del visconte apparve orrendamente mutilato. Gli mancava un
braccio e una gamba, non solo, ma tutto quel che c’era di torace e d’addome tra
quel braccio e quella gamba era stato portato via, polverizzato da quella
cannonata presa in pieno. Del capo restavano un occhio, un orecchio, una
guancia, mezzo naso, mezza bocca, mezzo mento e mezza fronte: dell’altra metà
del capo c’era più solo una pappetta. A farla breve, se n’era salvato solo
metà, la parte destra, che peraltro era perfettamente conservata, senza neanche
una scalfittura, escluso quell’enorme squarcio che l’aveva separata dalla parte
sinistra andata in bricioli. I medici: tutti contenti. - Uh, che bel caso! - Se
non moriva nel frattempo, potevano provare anche a salvarlo. E gli si misero
d’attorno, mentre i poveri soldati con una freccia in un braccio morivano di
setticemia. Cucirono, applicarono, impastarono: chi lo sa cosa fecero. Fatto
sta che l’indomani mio zio aperse l’unico occhio la mezza bocca, dilatò la
narice e respirò. La forte fibra dei Terralba aveva resistito. Adesso era vivo
e dimezzato.” I. Calvino, "Il visconte dimezzato" , capitolo 2